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LE CURIEUX DES ARTS

LE CURIEUX DES ARTS

Curieux des arts, observateur de l'actualité artistique. Focus sur l'Italie. Exposition. Musée. Opéra. Théâtre. Musique. Festival. Livre. Biennale. Salon. Marché de l'art. Entretien.


Simone Cantarini. Un giovane maestro tra Pesaro, Bologna e Roma - Galleria Nazionale delle Marche, Palazzo Ducale di Urbino

Publié par Gilles Kraemer sur 25 Juillet 2025, 19:44pm

Catégories : #Expositions à l'étranger, #Italie, #Rome

Gilles Kraemer

viaggio e soggornio personale a Urbino

(scritto con cartella stampa)

 

Dopo il grande successo ottenuto nel 2024 con la mostra Federico Barocci, la Galleria Nazionale delle Marche prosegue nella celebrazione degli artisti marchigiani. (1)

Simone Cantarini, Autoritratto con tacciuno e lapis, ca 1634-1635. Olio su tela. Roma, Gallerie Nazionali di Arte Antica, Galleria Corsini © foto Le Curieux des arts Gilles Kraemer, luglio 2025, Urbino.

Gli spazi di Palazzo Ducale di Urbino ospitanno Simone Cantarini (Pesaro 1612 - 1648 Verona) detto il Pesarese. Mostra curata da Luigi Gallo (direttore della Galleria Nazionale delle Marche), Anna Maria Ambrosini Massari (docente di Storia dell’Arte moderna all’Università di Urbino) e Yuri Primarosa (fnzionario Storico dell’Arte), e organizzata in collaborazione con le Gallerie Nazionali Barberini Corsini di Roma.

a destra, Pier Francesco Mola (e bottega), Omero cieco, 1655 – 1665. Olio su tela. Roma, Gallerie Nazionali di Arte Antica, Galleria Corsini © foto Le Curieux des arts Gilles Kraemer, luglio 2025, Urbino.

© foto Le Curieux des arts Gilles Kraemer, luglio 2025, Urbino.

Attraverso una selezione di 57 dipinti – anche  di Guido Reni, Claudio Ridolfi, Ottavio Leoni, il francese Valentin de Bologne, Pier Francesca (e bottaga) -, la mostra testimonia l'estro pienamente moderno del giovane pittore, prematuramente morte nel 1648, a 36 anni.

Dalla ritrattistica alla pittura sacra, dai quadri di devozione alle composizioni filosofiche e profane: i dipinti provenienti da collezioni pubbliche e private, nazionali e internazionali (due di Francia).

Simone Cantarini, Ercole e Iole, 1642-1646. Olio su tela. Collezione privata © foto Le Curieux des arts Gilles Kraemer, luglio 2025, Urbino.

a destra, Simone Cantarini, Madonna della rosa, 1642. Olio su tela. Collezione Tommaso Caprotti // a sinistra Simone Cantarini, Madonna col Bambino in gloria e i santi Barbara e Treviso, 1630-1630. Olio su tela. Urbino, Galleria Nazionale delle Marche, in deposito della Pinacoteca di Brera © foto Le Curieux des arts Gilles Kraemer, luglio 2025, Urbino.

Sono state le scoperte di opere capitali sino ad oggi inedite o mai esposte al pubblico, come il licenzioso Ercole e Iole celebrato da Carlo Cesare Malvasia, proveniente da un’antica collezione privata – esposto per la prima volta -, la preziosa Madonna della rosa (1642) – fondamentale punto fermo per ricalibrare la cronologia delle opere dell’artista, sintesi preziose tra il date neoraffalllesco e il naturalismo caravaggesco – o il seducente San Giovanni Battista nel deserto, geniale invenzione di Cantarini sinora documentata esclusivamente da diverse copie o repliche di bottega.

Qual è l’importanza del pittore Pesarese? «Fu il Cantarini di statura ordinaria, ben formato di membra, d’aspetto alquanto fiero, di colore olivastro, d’occhio vivace…». Così lo descrisse nel 1678 il suo biografo, il bolognese Carlo Cesare Malvasia.

Simone era nato a Pesaro nel 1612, anno in cui moriva Federico BarocciBattezzato nella parrocchia di San Cassiano, fu educato in un momento di mutamenti, di transizione, di stimoli contrastanti, finendo con lo scegliere una strada tutta sua, oltre gli schemi, un po’ come aveva fatto proprio Barocci.

Cantarini fu classico e naturale allo stesso tempo, seppe elaborare la lezione baroccesca, quella cromatica veneta con le eleganze di Guido Reni e la verità caravaggesca. Fu un pittore inquieto e geniale, sublime disegnatore, raffinato acquafortista con guizzi di poeta, sempre all’insegna di una incontenibile, irruente, irrequieta passione, che lo portò ad amare e odiare all’estremo.

Sulle ceneri del Ducato di Urbino (Francesca Maria II della Rovera, morto senza eredi) stava sorgendo infatti un mondo nuovo, con il passaggio alla chiesa del 1631 e il papato di Maffeo Vincenzo Barberini - Urbano VIII- (1623-1644). Veniva istituita una legazione dipendente in tutto dalla Santa Sede per diventare una provincia dello Stato della Chiesa.

Tra i primi committenti dell’artista, si profilavano nuovi modelli, nuove mete, ma l’eredità della tradizione che da Barocci risaliva a Raffaello e alla grande stagione del Rinascimento urbinate restava fortissima, ineludibile per un giovane pittore come Simone Cantarini.

Simone Cantarini, attribuito, Ritratto del cardinale Antonio Barberini junior, ante 1636. Olio su tela. Roma, Gallerie Nazionali di Arte Antica, Palazzo Barberini // Simone Cantarini, Antonio Barberini junior, ca 1631. Olio su carta riportata su tela. Roma, Gallerie Nazionale di Arte Antica, Palazzo Barberini  // Simone Cantarini, Ritratto del cardinale Antonio Barberini junior, ca 1631. Olio su tela. Roma, collezione privata © foto Le Curieux des arts Gilles Kraemer, luglio 2025, Urbino.

in fondo, Ottavio Leoni, Ritratto di Antonio Barberini come cavaliere dell'ordine di Malta, 1625-1627. Olio su tela. Collezione Andrea Miari Fulcis © foto Le Curieux des arts Gilles Kraemer, luglio 2025, Urbino.

Il giovane pittore e il giovane cardinale Antonio Barberini (1608 - 1671), nipote di Urbano VIII, inviato come legato a Urbino, dovettero incontrarsi per la prima volta attorno al 1631, tra Pesaro e Urbino, quando Simone ne fermò le sembianze su carta e su tela: un omaggio destinato a un mecenate importante o forse una commissione diretta del legato apostolico - qualità e rapidità d'esecuzione; il volto del cardinale si staglia sulla preparazione scura di fondo, con lo sguardo rivolto allo spettatore -, come lascerebbe supporre l’esistenza di due versioni della stessa effigie, che sono riunite in mostra per la prima volta. (2)

Malvasia aveva sentito dalla viva voce dell’artista, durante una visita a Pesaro, quanta ammirazione per Barocci, per la sua Beata Michelina, all’epoca nella chiesa di San Francesco a Pesaro (oggi alla Pinacoteca Vaticana), ci fosse alla base della sua vocazione artistica.

a destra, Claudio Ridolfi, Ritratto di Felice Cioli, 1602. Olio su tela. Urbino, Galleria Nazionale delle Marche © foto Le Curieux des arts Gilles Kraemer, luglio 2025, Urbino.

Lasciò invece pochissima traccia su di lui un primissimo periodo di "apprendistato" presso l’intenso manierista pesarese Giovan Giacomo Pandolfi, elegante disegnatore, mentre ebbe un ruolo importante il rapporto con il veronese Claudio Ridolfi (1570-1644), diventato l’artista di riferimento del ducato dopo la morte di Barocci. Anche Ridolfi fu segnato dalla dolcezza del sedimento baroccesco, ma al tempo stesso fu portatore di novità "lagunari" che, soprattutto dopo un fondalmente viaggio a Venezia attorno al 1628, contribuirono alla crescita di Cantarini, specialmente per la ricchezza dell’impasto cromatico e soprattutto nei ritratti.

In parallelo però, Cantarini scoprì a Fano i capolavori di Guido Reni (1575-1642): fu amatissima la sua Annunciazione (1622), in quell’enclave di pittura bolognese che divenne il tempio di San Pietro in Valle. Qui e nei dintorni nello stesso periodo fu attratto da alcuni potenti caravaggeschi: Francesco Guerrieri in primo luogo, ma anche Carlo Bononi, Mattia Preti, Orazio Gentileschi o Alessandro Turchi.

La vena naturalista nutrì da subito la fantasia di Simone Cantarini, in parallelo al classicismo di Guido Reni, che rappresentava tra gli anni venti e trenta del Seicento la via maestra in questa area e ben oltre; e non sorprende che "il Pesarese" si spingesse a Bologna già in apertura del quarto decennio, anche se - secondo le fonti - bisogna datare il vero e proprio trasferimento nella scuola di Guido Reni qualche tempo dopo, sull’onda dell’impressione enorme ricevuta dalla visione della Pala Olivieri (1630) (oggi Pinacoteca Vaticana) che il maestro bolognese aveva appena inviato al Duomo di Pesaro.

Simone Cantarini, Ritratto di Guido Reni, ca 1637. Olio su tela. Bologna, Pinacoteca Nazionale © foto Le Curieux des arts Gilles Kraemer, luglio 2025, Urbino.

Guido Reni, San Girolamo, 1605-1610. Olio su tela. Parigi, Gallerie Canesso  //  Testa di vecchio (San Giuseppe ?), ca 1638-1640. Olio su tela. Roma, Gallerie Nazionali di Arte Antica, Gallerie Corsini © foto Le Curieux des arts Gilles Kraemer, luglio 2025, Urbino.

Il più promettente e indisciplinato allievo nell’affollata bottega di Guido Reni fino alla rottura. Sono poche le date che aiutano a fissare tappe, relazioni, incontri e opere di Cantarini, ma certamente nel 1637 era già da qualche tempo in quella scuola quando, dopo una correzione di Reni a un suo dipinto – Trasfigurazione di Cristo - che lui stesso gli aveva fatto affidare per la chiesa del Forte Urbano dei Barberini a Castelfranco Emilia, reagì rabbiosamente e, girato il quadro verso il muro, se ne andò voltando per sempre le spalle a Guido.

Simone Cantarini, Virgine orante, 1637-1645. Olio su rame. 23 x 17,7 cm.. Collezione private © foto Le Curieux des arts Gilles Kraemer, luglio 2025, Urbino.

Alla rottura con Reni, avvenuta nel 1637, con il maestro venerato da tutti seguono anni difficili, che comprendono soggiorni in patria e sicuramente un più lungo periodo a Roma. Il risultato del soggiorno romano tra la primavera del 1639 e ’42 circa, affiora nelle opere di Simone soprattutto attraverso una nuova purezza neoraffaellesca e neoveneta, in linea con una corrente che avrà tra i capiscuola il Sassoferrato. Ma il suo sguardo sa adeguare queste novità alle nuove possibilità offerte dall’unione del classicismo bolognese con il naturalismo post-caravaggesco di artisti quali la fronda dei francesi a Roma, capeggiata da Simon Vouet, o di figure talora aderenti allo stile di Simone, come Pier Francesco Mola (1612-1666).

a sinistra, Simone Cantarini, San Girolamo in meditazione, ca 1638-1642. Olio su tela. Tolosa, Fondation Bemberg  //  a destra San Girolamo assorto nella lettura, ca 1632-1639. Olio su tela. Bologna, Pinacoteca Nazionale © foto Le Curieux des arts Gilles Kraemer, luglio 2025, Urbino.

Superbo, altero, carattere fiero, appassionato ma anche coraggioso e libero, quasi a rischio della carriera, in quella fase non ebbe pochi ostacoli e solo oggi ne vede pienamente riconosciuta la grandezza. Nel 1639 lo ritroviamo al matrimonio della sorella a Pesaro, dove peraltro gli studi hanno dimostrato che si recava spesso e dove aveva una solida base di lavoro.

Le fonti e le acquisizioni dello stile, dopo questa tappa individuano un soggiorno a Roma ricco di conseguenze, se pur privo di documenti per stabilirne caratteri e durata. Sappiamo però che dopo la morte di Reni, nell’agosto 1642, dovette affrettarsi a tornare a Bologna, dove seppe avviare un fortunatissimo atelier, unendo la cifra dello stile del maestro, a una nuova bellezza che si faceva grazia, meno aulica e più leggiadra e sensitiva, una formula che diventò modello supremo per la pittura del secondo Seicento, anche grazie, dopo la sua morte, ai suoi più importanti allievi: Lorenzo Pasinelli e Flaminio Torri.

L’ultimo tragico capitolo della vita e della carriera, come narrato da Malvasia, è in linea col suo carattere sprezzante e orgoglioso, tanto da giungere alla corte del Duca di Mantova per farne il ritratto, ma fallire l’impresa riuscendo a rendersi odioso a tutti e morendo poco dopo in circostanze oscure e sospette nel convento di Sant’Eufemia a Verona, dove poté almeno avere il conforto di un suo fratello, agostiniano, fino all’ultimo soffrendo per un amore disperato.

(1) À Urbino, Federico Barocci triomphe - Galleria Nazionale delle Marche https://www.lecurieuxdesarts.fr/2024/10/a-urbino-federico-barocci-triomphe-galleria-nazionale-delle-marche.html

(2) Catalogo mostra 2023, L'immagine sovrana. Urbano VIII e i Barberini. Roma, Gallerie Nazionali di Arte Antica, Palazzo Barberini. Pagina 194 del catalogo.  La Roma barocca dei Barberini et l'immagine sovrana di Urbano VIII https://www.lecurieuxdesarts.fr/2023/05/la-roma-barocca-dei-barberini-et-l-immagine-sovrana-di-urbano-viii-l-image-souveraine-urbain-viii-et-les-barberini.html

 

Nel 2019, con un comodato rinnovato nel 2024, la preziosa raccolta della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro ha portato 4 capolavori del  pesarese.

Nel 2021, nell’ambito del progetto “100 opere tornano a casa” voluto dal Ministero della Cultura, sono giunte a Urbino, due straordinarie pale d’altare raffiguranti i Santi Barbara e Terenzio, realizzata intorno al 1630 per la chiesa pesarese di San Cassiano, dove Cantarini era stato battezzato nel 1612, e la Visione di Sant’Antonio, dipinta nel 1639 per la chiesa di san Francesco di Cagli vicina a certi esiti della pittura di Lanfranco, Cagnacci e Preti. Entrambe provenienti dai depositi  della Pinacoteca di Brera, le due grandi composizioni erano state razziate dalle truppe  napoleoniche sul territorio marchigiano nel 1811.

Simone Cantarini, Ritratto di Eleonora Albani Tomasi, ca 1635-1638. Olio su tela. In accomodato della Collezinone Banca Intesa Sanpolo, Urbino, Galleria Nazionale delle Marche © foto Le Curieux des arts Gilles Kraemer, luglio 2025, Urbino.

Quindi nel 2025 il fondo pittorico della Banca Intesa San Paolo, conservato nella sede di Pesaro, con ben cinque tele: due Sacre Famiglie – tema molto amato -, la Sibilla che legge, l’Erminia tra i pastori, con il sensibile paesaggio sullo sfondo, e l’intensa pittura della realtà il Ritratto di Eleonora Albani, capolavoro della ritrattistica  europea del Seicento.

Studiolo del Duca © foto Le Curieux des arts Gilles Kraemer, luglio 2025, Urbino.

Non dimenticare la riapertura dello Studiolo del Duca.

© foto Le Curieux des arts Gilles Kraemer, luglio 2025, Urbino.

Simone Cantarini (1612-1648). Un giovane maestro tra Pesaro, Bologna e Roma

22 maggio – 12 ottobre 2025

Galleria Nazionale delle Marche - Palazzo Ducale di Urbino

A cura di Luigi Gallo, Anna Maria Ambrosini Massari e Yuri Primarosa

Catalogo edito da Officina Libraria. 224 pp., 172 ill. a colori e in b/n (30 €).

https://gndm.it/

https://www.officinalibraria.net/catalogo/cerca

 

Nel cielo -Air France AF 1329 - Bologna Parigi © foto Le Curieux des arts Gilles Kraemer, luglio 2025, Urbino.

 

 

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